La democrazia e il concetto di partecipazione sono due miti fondativi della cultura dell’intero Occidente. Col tempo, però, queste forme sono divenute involucri vuoti o puri espedienti retorici, con la conseguenza di rendere i cittadini sempre più degli spettatori passivi dei processi storici e sociali. La sovranità, infatti, non appartiene più al popolo, ma ai grandi potentati economici, che indicano ai politici, divenuti meri burattini delle élite tecnocratiche, le priorità che dovranno abbracciare e imporre alle masse. Senza la presenza di corpi intermedi, la cosiddetta “democrazia liberale” si è trasformata, così, in un guscio vuoto, una parata che si ripete stancamente ogni cinque anni, per fare finta di dare un peso alle aspettative di cittadini, già sostanzialmente degradati al ruolo di muti sudditi. È possibile oggi ridare un senso alla parola “democrazia” e, con essa, fondare le basi di un nuovo protagonismo popolare?
Hanno partecipato a questa edizione:
Samuel Azer, Mauro Belardi, Francesco Carraro, Antonello Cresti, Luca d’Auria, Alain de Benoist, Elisabetta Frezza, Giorgio Giavarra, Fulvio Grimaldi, Marco Guzzi, Alfio Krancic, Alessandro Labonia, Filippo Losa, Andrea Lucidi, Matteo Orlando, Enzo Pennetta, Enrica Perucchietti, Roberto Quaglia, Marco Rizzo, Bruno Scapini, Eduardo Zarelli.